Marina scrive un post bellissimo.

Ha ragione: si deve creare un movimento di liberazione nazionale dei bronzi di Riace. E bisogna togliere dalla cenere Pompei, per la seconda volta, altro che storie.

Per prima cosa, ricordando al governo che Pompei bisogna salvarla. Costi quel che costi. Non so esattamente che cosa farà questo governo, ma Pompei potrebbe essere una cosa, anzi, la cosa. So che Bray è sensibile: dobbiamo unire le forze di tutti e sostenerlo in una sfida necessaria.

Democratici governisti, M5S dissidenti e non, vendoliani, scelticivici, pidiellini, pure.

E non rispondetemi: Pompei ma non posso, perché possiamo e dobbiamo.

Non possiamo permetterci di girarci dall’altra parte, mentre la bellezza va in malore. E ci andiamo noi stessi.

Come scrive Marina:

Stiamo andando rovinosamente contromano. Le rose sono il nostro pane. La bellezza e la qualità per noi sono tutto, sono il lavoro, il nostro new deal, il futuro, la felicità, la salvezza. Siamo il super-brand. Siamo il posto del mondo in cui tutti vorrebbero vivere, anche a costo di doversela vedere come capita ogni giorno a noi con la corruzione, il gigantismo burocratico, la non-certezza del diritto, il costo folle dell’energia etc. etc. E tutti quegli osservatori internazionali che continuano a ripeterlo: è la bellezza che potrebbe fare dell’Italia la prima economia in Europa.

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