La prima direzione nazionale in tempi di governissimo inizia tra poco. A solo un mese dall’assemblea nazionale, Epifani presenterà la nuova segreteria (Letta ci ha messo molto meno a fare il governo). E presenterà il percorso congressuale, che per quanto riguarda il livello nazionale è rinviato all’autunno. Forse.

Ah, non c’è lo streaming.

Epifani inizia dicendo che avremmo dovuto votare un anno fa (allora lo sostenevamo in pochi, perché era partita la bambola per Monti). Parte con una lunga ricostruzione per spiegare che il governo Letta ci vuole eccome.

Dice che ci vogliono priorità per il governo. E dice che non si può togliere l’Imu sulla prima casa per chi se la può permettere. Quello che modestamente il vostro affezionatissimo sostiene da settimane, passando per eretico. Chiarire le priorità e non fare pasticci con il fisco.

Chiede all’Europa di cambiare registro. Anche per evitare qualche rischio che Epifani vede all’orizzonte (a cominciare dal fatto che lo spread non scende più).

Epifani si dice preoccupato dal centrodestra e da Berlusconi e dall’atteggiamento alterno del Pdl. Si pone il problema del capo dell’opposizione (che però è al governo: lapsus) e della sua linearità.

Se dovesse prevalere la volontà di far saltare il governo e la legislatura (che per Epifani sono collegati), dobbiamo prepararci al passaggio della riforma della legge elettorale.

Epifani celebra le vittorie elettorali alle Amministrative. C’è un cambiamento di clima tra i nostri militanti, che hanno recuperato la fiducia persa nelle settimane precedenti, dice il segretario-reggente.

Seminario della di direzione per le riforme, e anche coinvolgimento largo dei nostri iscritti (dopo). Lasciamo fuori governo e Colle dalla questione delle riforme, dice Epifani. Opporsi ai populismi dilaganti e al senso comune (sic), ma senza erigere muri. Nessuna dichiarazione in favore del semi-presidenzialismo. Anzi, carico di Epifani sulla legge per il conflitto d’interessi: necessaria.

#potrebbecadereilgoverno, anche sotto questo profilo. Eh, già.

A proposito del finanziamento pubblico ai partiti, Epifani dice che c’è in tutta Europa. Ma qui l’opinione pubblica è contraria. E la crisi fa crescere il risentimento. Per questo, non possiamo che fare quello che dice il governo, con qualche correttivo (come un tetto alle donazioni private, ad esempio). Tutto questo non è indolore.

Epifani arriva al Congresso. Va tenuto nei tempi previsti e comunque entrò l’anno. Ma va preparato bene. Nomineremo una commissione per disporre modalità e regole per i conseguenti cambiamenti dello Statuto. Che poi andrà in Commissione Statuto e poi in assemblea.

I punti sono i seguenti, per Epifani, già noti da settimane:

Separazione premier e segretario;
Congressi locali prima del Congresso nazionale;
Organismi più snelli degli attuali;
Infine, definire criteri e platea per le primarie per il segretario nazionale.

La commissione si prenderà un (altro) mese di lavoro, per poi consegnare il proprio lavoro alla commissione Statuto e poi all’assemblea nazionale.

Si scivola al più presto a settembre, per avviare il Congresso, insomma. A soli quattro mesi (abbondanti) dalle dimissioni di Bersani, come si scriveva qui sopra. Non proprio subito. E speriamo che non intervengano altri motivi per rinviare il Congresso. E che le primarie non siano troppo pasticciate. Altrimenti sarebbe un guaio. Non tanto per chi si candida, ma per chi dovrebbe andare a votare.

Epifani alla fine dichiara i nomi della segreteria. Inclusiva, non esclusiva (talmente inclusiva che gli unici che non ha chiamato sono quelli che non l’hanno votato, ndr). A bassissimi costi, la segreteria. Una buona segreteria, dice Epifani. Quindici membri, non proprio asciuttissima. In segreteria, il nome più noto è quello di Debora Serracchiani.

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