Siccome ancora ieri sera a Jerzu, nel bel mezzo del dolce paesaggio dell’Ogliastra, me lo hanno chiesto e siccome sono settimane che lo vorrei scrivere con più precisione, lo ribadisco ancora una volta.

L’elezione mancata di Prodi non è stato un errore.

Se lo fosse stato, avremmo posto rimedio immediatamente. Se fossero stati i giovani parlamentari a non votarlo, per errore, li avremmo redarguiti. Se ci fosse stato un motivo accidentale e non strategico, ne avremmo discusso, la sera. Se fossimo stati coscienti che si trattava di un incidente, avremmo atteso le parole di Prodi prima di far precipitare le cose. Se avessimo avuto un po’ di lucidità, non l’avremmo chiusa con uno sfogo di Bersani.

Gli errori sono un’altra cosa. Certo, per me e per molti, non votare Prodi è stato un errore, nel senso che non condivido e non condividiamo la scelta (perché di scelta, appunto, si tratta) di non averlo votato. Per altri, l’errore è stato quello di portare il suo nome in aula, per altri ancora di non averlo votato, sottoponendolo a primarie. Altri punti di vista.

Tutti però devono riconoscere, prima di tutto a se stessi, che il no a Prodi era un sì al governissimo. Che è stato un errore per me, appunto, ma non per quelli che non l’hanno votato. Che lo hanno fatto apposta. Anzi, appostissima.

P.S.: anche non avere discusso di Rodotà è stato un errore, ma non un caso. Per lo stesso motivo di cui sopra, non se n’è voluto discutere. Appostissima.

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