Il caso Biancofiore tiene banco. Fa parte della svolta epocale (sì, ciao) che la politica italiana si è data qualche giorno fa.

Biancofiore è stata spostata, senza grandi motivazioni, se non un’intervista a Repubblica in cui Biancofiore ha detto ciò che Biancofiore ha sempre pensato (notevole il passaggio sugli animali).

Tutti sorpresi. Così non l’hanno proprio allontanata (ci sarebbe rimasta male), l’hanno spostata di ministero. Va alla Pubblica Amministrazione: speriamo che non rilasci un’intervista sui dipendenti pubblici (alcuni sono gay, per altro, avvisatela) nelle prossime ore, se no è un guaio.

Del resto, questo è un governo talmente europeista da fare finta di non sapere che se in Europa uno (magari un maschietto, com’è accaduto) dicesse cose sbagliate sui diritti civili, non sarebbe spostato, sarebbe gentilmente accompagnato alla porta. Ma tant’è.

Nessuno che si chieda quali siano stati i criteri seguiti per la nomina a sottosegretario: non è il momento di farsi domande così profonde. Meglio fingere sorpresa, chiedersi come sia potuto accadere (dopo che le cose le abbiamo fatte accadere noi).

Lo stesso vale per Berlusconi alla convenzione: dopo avere fatto il governo dell’embrassons-nous (termine tecnico), con quale logica chiediamo che Berlusconi si faccia da parte?

Davvero non capisco, ma facciamo così: mi sorprendo anch’io, così tutto va al proprio posto. E non ne parliamo più, anche perché le riforme costituzionali incombono…

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