Lo avevamo detto, che saremmo stati più di 101. E vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno scritto, in questi giorni. Mi sa che la legislatura finirà prima che io finisca di leggere e di rispondere alle vostre email (scherzo).

La ricognizione ha i numeri di un nuovo partito o di un movimento che un mio amico dice che sembra una specie di Tea Party (anche se da noi sarebbe meglio usare, come metafora, un buon caffè): energie e risorse che per me, come sapete, devono restare nel Pd, se il Pd saprà accoglierle come si conviene, facendosi invadere e – visto come siamo combinati di questi tempi – facendosi democraticamente travolgere. Perché è curioso che si parli soprattutto di chi dovrebbe uscire dal Pd e non di chi potrebbe entrarvi, con una vera invasione di campo, che è quello che gli abili strateghi sempre in servizio temono più di ogni altra cosa.

E se la domanda nei giorni scorsi era «perché non Rodotà?», ora la domanda diventa «perché non Rossi, Brambilla, Esposito?», ovvero i nomi e le storie di millemila elettori che, incredibilmente, vogliono partecipare, proprio ora che passerebbe la voglia anche a un militante che ha superato il ’56, i carri armati e tutto il resto.

Nei prossimi giorni, mi sveglierò presto e in ore antelucane per leggerli tutti, i messaggi, per scusarmi con chi su Facebook mi ha scritto un secolo fa, per dare risposta a tutti coloro che chiedono chiarimenti, hanno idee da avanzare, sono in preda a stati d’ansia o di speranza (o tutte e due le cose insieme).

Non so se ce la faremo, ma lo faremo.

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