Leggo un’agenzia che dice così:

(Public Policy) – Roma, 11 apr – “Pippo Civati, Marianna Madia, altri del Pd più (a quanto mi dicono a Montecitorio) tutti i deputati di Sel sostengono la battaglia del 5 stelle sull’apertura immediata delle commissioni permamenti. Siete ‘nuovi’, determinati, seri e non soggetti agli apparati? Bene, dimostratelo! Fuori gli artigli, fatevi sentire, inventate qualsiasi cosa per poter far partire i lavori in Parlamento, ve lo chiedono i cittadini, i vostri datori di lavoro”.

Questo è il messaggio su Facebook di Alessandro Di Battista, deputato del M5s, che invita direttamente alcuni deputati che a titolo personale nei giorni scorsi si erano detti d’accordo con l’avvio delle commissioni permanenti.

(Public Policy)

Per me non c’è alcun problema, caro Alessandro. Dove e quando vuoi. Per esempio a Parma, domenica, quando lanciamo forse la prima iniziativa di confronto tra M5S e Pd. Vieni?

Oppure, ancora, perché non incontrarci alla Camera, nei prossimi giorni, informalmente o provare a costituire quello che potremmo chiamare un intergruppo per il cambiamento, che affronti le «cose mai viste» in questi anni nella politica italiana? Così ci confrontiamo sul serio, superando gli steccati e le incomprensioni degli ultimi giorni.

Ieri c’è stata la riunione di Sbilanciamoci sulla questione degli F-35, lunedì ci sarà la rete Bin sulla questione del reddito minimo, altre iniziative possono essere avviate su corruzione e conflitto d’interessi (c’è una proposta di Grasso, depositata al Senato prima che ne diventasse presidente), altro ancora sui finanziamenti alla politica. Poi, però, parliamo anche di economia e di Europa, se ti va.

Come ho ricordato, si chiama Parlamento proprio perché invita al confronto. Altrimenti lo avrebbero chiamato Fronteggiamento. E non è proprio il caso di viverlo così. Soprattutto in questo momento, così difficile per tutti.

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