Mentre Schifani dice che ci vuole un Presidente moderato come “riconoscimento storico alla destra italiana” (e la memoria corre al 2008 e alla mortadella in aula che salutò la fine del governo Prodi, un “riconoscimento storico” anche quello), e mentre i 10 saggi si impegna a lavorare per 10 giorni (weekend compreso), Matteo (nel senso di Mauri) lancia la commissione dei banali.

Trattasi di commissione rivoluzionaria, in cui affrontare alcune ovvietà che si impongono: volete fare una nuova legge elettorale con quegli stessi che non l’hanno voluta fare lo scorso anno? Il disegno di legge Grasso sulla corruzione lo voteranno quegli stessi che si sono dichiarati contrari lo scorso autunno alle norme più severe proposte dal ministro Severino? La norma sul conflitto d’interessi la facciamo redigere a Ghedini? Sull’Imu, che si fa, la restituiamo? E gli diamo il presidente così loro ci votano il premier e lo fanno cadere quando gli viene più comodo, come hanno fatto da ultimo con Monti? E sulla via del rigore economico e finanziario, che si fa, chiediamo a Brunetta, con cui è talmente facile collaborare che non ci riescono nemmeno i colleghi del suo gruppo?

La commissione dei banali si impegna a lavorare per minuti uno. La risposta c’è già: l’hanno scritta gli altri negli ultimi vent’anni. Il mio non è sarcasmo, è riconoscimento storico.

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