La legislatura più precaria di tutti i tempi non è male, almeno sotto un punto di vista.

Che il tempo va speso bene, benissimo. Il fatto che ogni giorno potrebbe essere l’ultimo e che il ciao con cui si saluta la mattina è già un arrivederci invita a fare bene, a essere concreti, a non lasciare nulla di intentato.

E, come se si trattasse di una miniatura, a far vedere che cosa si potrebbe fare in una legislatura intera, una (buona) volta che le elezioni si vincessero davvero.

Ecco perché è importante fare quello che abbiamo fatto ieri a Milano, in un incontro di rapporto agli elettori, con costanza e puntualità.

Perché la campagna politica non si è interrotta il 24 e 25 febbraio: è iniziata in quelle date, come ho ricordato in direzione nazionale.

Perché il Porcellum sembra sempre sul punto di essere riformato, ma anche questa volta potrebbe sfruttare l’incertezza (la condizione climatica che predilige) per riprodursi nuovamente.

Perché la mancanza di relazione è purtroppo l’anticamera (in tutti i sensi) della crisi di rappresentanza di cui si discetta ormai da un secolo.

Nei sistemi del «first past the post», con i collegi definiti e il nome sulla scheda, il rapporto è dichiarato fin dalla campagna elettorale: nel nostro sistema elettorale va costruito soprattutto dopo.

La legislatura è a termine, e bisogna stare pronti. Pronti contro termine. E chissà che il valore della nostra proposta politica, in queste settimane difficili, non possa aumentare.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti