Molte cose le dice, con la consueta puntualità, Marina Terragni.

Ne aggiungo due, anzi tre.

Che quando sei così combinato, ci vuole la mossa Kansas City, quella che nessuno si aspetta. E fare di necessità virtù: se il Pd avesse il coraggio di proporre quelle cose da fare subito (come quelle che trovate qui a lato, per capirci) che sono state rinviate per vent’anni, in modo chiaro (più chiaro di quanto non sia stato finora) e sfidasse tutti, a cominciare dal M5S, a votarle in Parlamento, in un tempo ‘determinato’, sarebbe una mossa capace di farlo uscire dal cul de sac in cui ci siamo infilati tutti quanti.

Ci vuole un elenco a punti – comprensibile a tutti – di cose da fare. E poi si vede come si comportano gli altri. Se è vero che guida seppur di troppo poco la rappresentanza parlamentare, questo il Pd deve fare.

In secondo luogo, se davvero si vuole dare il segno della discontinuità, si apra il Pd a una riflessione a tutto campo, che possa farci presentare una proposta al Paese rinnovata, per elezioni che con il dato di ieri tornano ad approssimarsi. Senza chiudersi e cercando di capire alcune cose del voto di ieri che ci sono sfuggite (e sono sfuggite a tutti).

Dobbiamo insomma cambiare gioco. E forzare la situazione, dalla parte giusta. Perché un pasticcio Pd-Pdl significherebbe la seconda vittoria di Grillo, dopo quella di ieri. Mettendosi da una parte ad osservare il comportamento dei partiti (meno-elle, come dice lui) come se si trattasse del National Geographic.

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