Oggi Maroni rilancia, sempre per la serie #vavavuma, auspicando che la Lombardia diventi «speciale» come la Sicilia, confermando che l’esperienza di Formigoni debba proseguire, ammettendo che l’alleanza con il Pdl sia solo tattica, per vincere qui da noi e affermando che cancellerà la legge sui rimborsi ai gruppi.

Tutte cose già sentite. E già smentite. I lombardi si sono accorti negli ultimi anni di quanto fosse «speciale» la loro regione, e vogliono cambiare. Preferiscono un governo serio e rigoroso, che dimostri giorno dopo giorno ciò che intende fare con la buona politica e non con le chiacchiere.

La demagogia è una brutta bestia, soprattutto se presentata a posteriori, dopo aver governato tutto e tutti per vent’anni. L’unico caso al mondo in cui le illusioni seguono alle delusioni.

Così come la proposta di tenere il 75% delle tasse in Lombardia, che Maroni e i suoi alleati hanno avanzato all’inizio degli anni Novanta e che avanza ancora oggi perché non sono mai riusciti a realizzarla, nonostante fossero al governo a Milano e a Roma. Così come la macroregione, che Maroni riprende da Formigoni, per nascondere le questioni veramente macro non affrontate dalla Lega in tutto questo tempo.

Quella di Maroni, insomma, sembra più un’autocritica che una proposta.

Con Bossi capolista, Berlusconi e Formigoni nella proposta molto innovativa (Maroni parla di «prospettiva nuova»…) che presenta, per Maroni ogni promessa è un debito già fatto.

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