Capisco che la sindrome depressiva colga i democratici sul più bello, ma non può certo essere un sondaggio in cui siamo (saremmo) sotto di un punto a demoralizzarci. Sono tre giorni che se ne parla con un po’ d’ansia, ma non credo che nessuno possa prevedere l’esito di una competizione che è appesa a un filo, anche per via dell’ascesa in campo di Monti e di Ingroia.

Il voto in Lombardia, l’Ohio di casa nostra, vale triplo.

E non solo perché ci saranno tre schede su cui esprimere il proprio voto: vale triplo perché si decidono due sfide di carattere nazionale (quella nazionale e quella regionale che è nazionale anche lei) in un solo giorno. E perché, terzo e decisivo motivo, la sfida è apertissima e ogni singolo voto varrà moltissimo.

Alla depressione, perciò, sostituiamo la mobilitazione. Dei candidati, certamente, e dell’organizzazione politica. Ma anche dei singoli, soprattutto nei centri della provincia più provincia, dove arriva quasi esclusivamente il messaggio televisivo e dove da sempre le prendiamo di santa ragione.

Qualche tempo fa la destra di Berlusconi, Formigoni e Maroni superava il 60% dei suffragi. Ora si attesta poco sopra il 30%. Non possiamo perdere l’occasione che la campagna elettorale più avvincente degli ultimi vent’anni ci presenta e, diciamo così, ci impone.

Diamoci, datevi da fare. A filo d’erba, come sempre. La differenza la farà ciascuno di noi.

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