E quindi bisogna parlare bene delle liste del proprio partito.

Però, avendole lette solo dopo averle votate, vi devo per correttezza segnalare due o tre cose buone, e due o tre cose meno buone.

Le cose buone sono rappresentate dall’ingresso, via primarie, di decine di giovani e del 40% di donne. Le primarie, come sapete, sono state un po’ chiuse, per via soprattutto della scelta della data, ma hanno aperto comunque spazi inediti alla partecipazione, dei candidati e, soprattutto, degli elettori.

Il Porcellum non lo abbiamo ammazzato, come dice Bersani, ma lo abbiamo in buona parte disinnescato.

Dove invece permane la sua filosofia, è nell’inserimento nelle liste di staffisti e di collaboratori dei big (antichi e nuovi, purtroppo), di leader derogati e candidati senza primarie, di parlamentari uscenti esclusi e di parlamentari inclusi (senza primarie) con criteri diversi, caso per caso. Tutte cose che erano state escluse alla fine di dicembre, e che invece sono puntualmente ricomparse ieri sera.

Il tutto è riassumibile nel concetto di quota, attribuita ai capicorrente. Uno spettacolo parziale (senza primarie sarebbe stato predominante), che mi sarei risparmiato volentieri. E che mi sono risparmiato perché non ho chiesto niente, per me e per i miei ‘amici’, ovviamente. E mi dispiace che alcune personalità della società civilissima – indicate da persone o movimenti – non siano state nemmeno prese in considerazione. Peccato. Avremmo avuto una lista ancora più forte.

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