Qualcuno ancora pensa che la campagna per le #primarieparlamentari sia una campagna politicista, rivolta all’interno del Pd e al suo ceto politico.

Tutt’altro. Le primarie sarebbero aperte, esattamente come lo sono state le «premiarie» delle ultime due domeniche.

Ma c’è un punto politico in più, oltre a quelli richiamati in questo blog un milione di volte: che così i parlamentari sarebbero davvero «parlamentari a progetto», con finalità precise per il proprio lavoro e un impegno preso con i propri elettori, che potranno seguirne passo dopo passo l’attività istituzionale e l’iniziativa politica.

Una piccola rivoluzione copernicana, che sgancerebbe i singoli esponenti dalle logiche di parte e di corrente per collegarli alla rappresentanza dell’intero partito e della propria comunità, soprattutto. E che metterebbe al centro non il geocentrismo (metafora parecchio eufemistica, perché più di globo terraqueo qui si tratta di ombelico) della politica italiana, ma la volontà e la sensibilità degli elettori.

Ecco perché sono importanti le primarie per i parlamentari: perché invitano al progetto, e a un viaggio di cinque anni, con un biglietto di andata e, soprattutto, di ritorno. Verso i propri elettori e verso la realtà, passando attraverso la rappresentanza e la fiducia, che sono proprio le ‘cose’ che mancano, ultimamente, nel nostro sistema politico.

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