L’agricoltura in Lombardia deve essere considerata uno dei pilastri fondamentali non solo dell’economia ma del sistema valoriale regionale: costituisce un patrimonio comune di tutte le cittadine e i cittadini che qui vivono e risiedono. Al valore economico delle produzioni strettamente agricole e zootecniche bisogna aggiungere quanto il settore sia importante per la fruizione paesaggistica ed ambientale, aspetto che è necessario valorizzare e associare al primo, come abbiamo più volte ripetuto nei capitoli precedenti.

Dati recenti suggeriscono come il comparto agricolo sia l’unico che è in contro tendenza rispetto alla recessione lombarda riuscendo ad incrementare, seppure in modo lieve, il numero di occupati nell’ultimo periodo. Sappiamo, però, che proprio l’agricoltura deve affrontare numerose sfide che possono compromettere in maniera sensibile la propria funzione economica e culturale.

La precondizione perché l’agricoltura rimanga una delle attività principali in Lombardia è che la superficie attualmente impegnata rimanga preservata da attacchi speculativi. Norme stringenti e non derogabili devono impedire la trasformazione in aree residenziali o produttive delle aree agricole in tutta la Lombardia e ciò soprattutto nel perimetro delle di aree protette da vincoli che devono essere superiori alle norme di programmazione comunale.

Per quanto riguarda lo scenario futuro, molto in Lombardia dipenderà dalla nuova Politica Agricola Comunitaria che prenderà le mosse nel 2013 e governerà i finanziamenti UE fino al 2020. La Nuova PAC dovrebbe prevedere, si è ancora in una fase di contrattazione, un taglio netto dei trasferimenti alle aziende agricole lombarde che alcuni stimano nella misura del 40% ma che potrebbe essere maggiore se il bilancio complessivo della UE dovesse essere, come sembra, nettamente ridotto.

Si pone quindi il tema della redditività dell’attività agricola e delle modalità con cui integrare il bilancio delle aziende lombarde con altre entrate.

Sicuramente la via maestra è quella del sostegno all’innovazione con investimenti per la riduzione dei costi e l’aumento della sostenibilità ambientale, ma ciò non sembra essere sufficiente.

Diventa necessario intervenire con maggiore determinazione sulla promozione dei marchi di qualità per riuscire a trovare lo sbocco alle produzioni tutelate da protocolli che garantiscono provenienza e unicità della produzione.

Bisogna promuovere l’integrazione delle politiche di sostegno agricolo con quelle del settore turistico andando ad intercettare flussi potenziali sia in incoming che in outcoming che da una fase iniziale di nicchia possano via via allargarsi riuscendo a fornire reddito suppletivo, ottenendo contemporaneamente una sinergia con le città dell’arte e i tesori che la Lombardia possiede e che in una fase di crisi vadano incontro alla necessità di famiglie, ma non solo, di spendere meno e meglio i propri risparmi. Basta pensare alle cascine intorno alle città più grandi (a cominciare, ovviamente, da Milano), al distretto del riso, alle produzioni vinicole e casearie, al sistema agrituristico per capire che gli spazi per intervenire sono enormi.

La diversificazione del reddito può essere svolta con efficacia anche dalle agroenergie facendo leva sulle necessità di trovare una soluzione al problema dei reflui degli allevamenti e all’utilizzo degli scarti agricoli e del sistema forestale secondo una logica da filiera corta e di integrazione e in un’ottica di smart grid con la rete elettrica. Molta attenzione deve essere però riservata all’identificazione di zone idonee per le energie rinnovabili per evitare che il suolo agricolo ceda spazio a distese di pannelli fotovoltaici che rappresentano più un problema che una soluzione per il territorio che li ospita. Linee guida chiare e inequivocabili devono tutelare il territorio agricolo e creare le condizioni perché gli impianti delle rinnovabili si integrino con la produzione agricola, senza sostituirsi ad essa.

Gli indicatori di green economy vedono la Lombardia agli ultimi posti per quanto riguarda il numero di produttori biologici e una promozione ed un sostegno a questo settore porterebbe il doppio vantaggio delle diversificazione e del miglioramento ambientale soprattutto se venisse accompagnato da puntuali politiche di diffusione del prodotto nella ristorazione collettiva approfittando delle vicinanza della produzione.

Devono essere incrementate le azioni di promozione dell’attività imprenditoriale agricola per i giovani aumentando gli insediamenti e concedendo garanzie creditizie per l’avviamento, diminuendo gli oneri burocratici e facilitando le procedure di accesso all’attività con la creazione di sportelli regionali che si affianchino a quelli delle organizzazioni di settore.

L’agricoltura di montagna, baluardo insostituibile per la manutenzione del territorio e per la prevenzione del rischio naturale, deve essere maggiormente sostenuta e valorizzata con azioni di radicamento e di promozione turistico e culturale.

Il riconoscimento dei Gruppi di Azione Solidale e dei Distretti di Economia solidale con il successivo finanziamento delle attività ad essi legate rappresenterebbe un passo significativo per la diffusione della filiera corta quale elemento di prossimità tra produttori e consumatori specie nelle zone periurbane più soggette ai tentativi di cementificazione e può essere una spinta importante per il sostegno del reddito, così come possono esserlo i farmer market.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti