Adriano Sofri sceglie Ulisse per proporre il proprio endorsement a favore di Bersani, oggi, su Repubblica.

Sofri non lo sa, ma è da un po’ di tempo che lo cito, Ulisse, per via di quel fico tra Scilla e Cariddi.

Domani probabilmente Bersani arriverà primo, alle primarie. Ma di un braccio di mare non così ampio da far pensare che le ragioni del suo avversario non siano influenti e considerevoli.

Chiudersi a Itaca, dove il consenso è alto, sarebbe un errore madornale. L’alto mare aperto è spalancato, davanti a noi. E invita al viaggio.

Non sono state male, queste primarie, finora. Via via Renzi ha impiegato toni e argomenti per esempio, la rivendicazione di essere “la vera sinistra” che possono confermare la diffidenza per una sua spregiudicatezza, ma anche segnalare un’ apertura. Oggi è meno probabile che l’esito delle primarie porti a una rottura del Pd. Ho letto i programmi, sono come devono essere, promettenti, estemporanei, pubblicitari. Non ci sono differenze dirimenti? Non l’inclinazione per i finanzieri, nella quale caso mai Renzi emulai rivali anziani, fin troppo entusiasti a loro tempo di andare a cena coi banchieri. Sul liberismo sì: ma il liberismo è una gran bella idea, come la provvidenza, che si è rivelata strada facendo un’illusione di alcuni, e un alibi truffaldino di altri. Il liberismo somiglia, in alcuni credenti nell’onesto capitalismo, alla nostalgia dei “veri comunisti” di fronte ai disastri del comunismo reale. A ciascuno la sua nostalgia di un passato, reale o immaginato. Renzi e i suoi dicono di non amarla, la bella nostalgia, preoccupati di indebolire la pretesa di “ripartire da capo”. Noi vecchi il futuro lo vedemmo, quando finimmo in un vicolo cieco, si chiamava femminismo, ecologia. Il buon passato continuava a chiamarsi libertà, uguaglianza, solidarietà, carità. A distanza di qualche decennio e di una ragnatela globale, il futuro resta segnato da quelle aspirazioni. Il presente, s’intende, è un eterno tradimento: e tuttavia il futuro si nutre del passato, specialmente di ciò che nel passato sembrò buono, e si rivelò cattivo. Alessandro Baricco raccomanda a Renzi di fare come gli arabi sbarcati in Spagna, che si bruciarono i vascelli alle spalle per mostrare che quella sarebbe stata d’ora in poi la loro terra: non avrebbero avuto più un passato, solo il futuro. Bello. Disincantato ai sogni di azzeramento, io le suggerisco, caro Bersani, di guardare a Ulisse, a quel desiderio di partire e tornare e ripartire, a quella nostalgia inesauribile di Itaca e al richiamo fatale dell’alto mare aperto. Ulisse, erano gli dei offesi a distruggergli la flotta: non importa, i paragoni devono essere grandiosi. Lei faccia come Ulisse, “un po’”, si capisce. Purché non si accontenti di aggottare.

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