I parchi, in Lombardia, sono tanti e pochi allo stesso tempo.

Sono un luogo di natura, biodiversità, vita e fruizione straordinaria, ma sono anche un luogo di lavoro per tante figure professionali, dai guardiaparco, ai manutentori del verde, agli agricoltori, ai cicloriparatori, ai produttori di verde, ai biologi, agli agronomi, ai letterati, agli operatori della cultura… I parchi non sono ‘riserve’, ma sono la vita che ci attende.

I parchi saranno centrali nella prossima Lombardia. Per questo è importante:

aumentare le aree protette regionali;

rafforzare i meccanismi di tutela delle aree protette nelle loro diverse declinazioni: oggi ci sono ancora troppe debolezze e appigli che rendono vulnerabili le aree protette e preda di cemento, strade e discariche;

per nessuna ragione la superficie delle aree protette deve diminuire (lo diceva già una vecchia decisione di giunta, ampiamente disattesa);

non si devono più consumare suoli nei parchi e attorno ad essi (e invece in questi ultimi anni il tasso di crescita delle aree urbane all’interno dei parchi è addirittura stato maggiore che nelle aree fuori dai parchi);

restituire risorse alla gestione delle aree: occorre triplicare il budget riportandolo in breve tempo ai valori di qualche anno fa: al momento è tutto in sofferenza e sottodotato;

valorizzare e promuovere le competenze che crescono all’interno dei parchi, competenze che rappresentano tanti nuclei di sapere specialistico che potrebbero addirittura prestarsi alla progettazione delle esigenze comunali che non utilizzano i saperi nei parchi per le loro esigenze;

individuare presidenti e componenti dei consigli di amministrazione che abbiano competenza ambientale e paesaggistica vera: dopo la stagione degli ex-bancari, ex-tassisti e soprattutto ex-di-qualcosa (in senso politico, ahinoi) che si improvvisano esperti di verde e natura ma che in realtà sono solo tutelati (loro sì, in una sorta di riserva), in attesa di una carica politica più visibile, i consiglieri vanno scelti con oculatezza e per il loro amore per il paesaggio e la natura;

occorre ridurre le pressioni che i Comuni fanno verso i parchi per trasformare pezzi di territori e occorre diminuire il potere dell’assemblea dei sindaci in merito alle concessioni e agli usi dei suoli, perché i parchi devono poter conservare la loro autonomia e la loro vocazione;

dobbiamo ‘deframmentare’, ovvero unire i parchi tra loro (e qui la rete ecologica ha un ruolo chiave) e immaginare percorsi e percorsi per ampliare le potenzialità della fruizione, partendo dai Plis, dalla loro fusione e dalla loro evoluzione in parchi regionali.

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