Ho letto con piacere il nuovo libro di Piero Ignazi sui partiti, le organizzazioni politiche e la loro ‘crisi’, italiana ed europea.

Poi ho trovato qui un passaggio che condivido, e che rilancio con piacere, anche perché collegato all’unico tentativo fatto e promosso in Italia per affermare lo strumento referendario (e dopario) nella vita interna dei partiti:

In Europa le leadership non sono state stupide in questi anni. Hanno capito che il loro ruolo era a rischio. E temendo fenomeni tipo Grillo, hanno dato più potere di decisione alle loro basi e ai loro iscritti. Le primarie, per scegliere i leader e i candidati, sono un modo necessario, ma ce ne sono altri. Per esempio facendo referendum sulle scelte di fondo, come hanno fatto i Socialisti francesi con il referendum al loro interno sul progetto di Costituzione europea. Tutto questo non basta a riconquistare iscritti, ma ha arrestato l’emorragia. Il sentimento anti-partitico, nato negli anni Ottanta e cresciuto poi impetuosamente, negli altri Paesi è stato contrastato. In Italia no.

E ancora:

La vera ricetta per sopravvivere è quella dell’apertura.

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