Mentre scorrono sui vostri teleschermi le ultime immagini dell’era formigoniana – che è durata più o meno come il neozoico – vale la pena di accelerare sul versante delle proposte e delle iniziative in vista di una ravvicinatissima campagna elettorale.

Oltre alle idee che continuano ad ‘affluire’ nella pagina che ormai conoscete, per iniziare nel migliore dei modi la campagna elettorale, vale la pena di parlare della campagna elettorale stessa.

E la proposta è semplice, e ricorda un popolarissimo adagio: Eletto senza cena.

Una campagna elettorale low cost, come quella che qualcuno scelse per sé nel 2010, che non costi praticamente nulla.

Senza cene, né party sfrenati, che qui di sfrenato c’è stato solo lo stile di alcuni (molti, troppi) politici.

Perché come si desume dalle intercettazioni che abbiamo letto sui giornali e dalle ordinanze di questo o quel tribunale, c’erano consiglieri regionali che spendevano, in campagna elettorale, cifre superiori al milione di euro, da restituire, poi, in comode rate, secondo le accuse che hanno ribaltato il Pirellone.

Perché per troppi anni ci siamo confrontati in una partita impari, sempre sul filo del voto di scambio e di una sorta di mercato delle indulgenze, a cui corrispondeva il puntuale ex voto (così!) nel corso del mandato.

Una campagna senza abusivismi, in cui si preferiscano quelli che hanno pochi manifesti da appendere e che, quei pochi che affiggono, li affiggono negli spazi previsti.

Una campagna take away, al citofono, per suonare la sveglia alla politica lombarda.

Senza pasticci, né pasticcini. Perché non è giusto, perché non è il momento.

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