L’aspetto che colpisce di più dell’ultimo caso giudiziario lombardo è il pagamento a rate dei voti della ‘ndrangheta.

Il candidato si rivolge all’associazione criminale, chiede un aiuto, e si impegna a saldare il conto nel corso del mandato.

E pensare che in campagna elettorale, nel 2010, quando con Giulio Cavalli ci si incontrava per le strade della Lombardia, il tema della mafia era un tema di nicchia, frequentato da pochi, pochissimi. Anzi, non era il caso di parlarne perché, insomma, la Lombardia era «un’altra cosa». E, come al solito, qualcuno ti faceva notare che a parlarne, magari, rischiavi pure di perdere voti. Per via del nostro orgoglio. E della nostra diversità.

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