Che dica queste cose.

Che non è il caso di allargare a dismisura l'alleanza, e che non c'è bisogno di sfondare a destra ma di fare (bene) il centrosinistra.

Che è necessario costruire una coalizione di governo che purtroppo non è stata fatta prima da chi avrebbe dovuto.

Che non si devono promettere mari e Monti, ma una riduzione delle tasse sul lavoro e sulla produzione e una patrimoniale per chi ha grandi ricchezze.

Che in un anno si stipulerà la convenzione con la Svizzera – che vale più della spending review – e che ci si attivi per una seria lotta all'evasione fiscale, con i computer e non con i blitz.

Che in ogni sede e a tutti livelli la politica si deve contenere, in termini di clientelismo, nomine e chiacchiere, a cominciare dalla riduzione e razionalizzazione delle quasi 7000 aziende pubbliche.

Che ci vuole una sussiding review e che si preferisce la diminuzione delle tasse a molti contributi a pioggia alle imprese.

Che prima di fare altre opere (puntualmente corredate da omissioni) si finiscono di pagare quelle vecchie e quelle incompiute.

Che nuove autostrade vanno bene solo se sono informatiche.

Che si punta tutto sulla vera modernizzazione del Paese, fatta di bellezza e cultura, tecnologia e ambiente, scuola e ricerca.

E che questi sono i tormentoni dell'estate 2012.

E che, insomma, ci vuole un programma in dieci punti, non di più.

Perché si capisca qualche cosa, appunto.

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