No, non è una battuta. Se parlo di Diamanti, nel senso di Alessandro, è perché credo che – come già in Grecia – il riflesso psico-calcistico avrà un notevole impatto sulla crisi politica italiana. E c’entra anche il fatto che ci troveremo a misurarci con la Germania, per dire, nel derby dello spread (non con i Bund, ma con la Bundesliga).

Lo scrive, per certi versi, anche Diamanti, nel senso di Ilvo, oggi, su Repubblica, con motivazioni analoghe a quelle che leggete da tempo su questo blog.

Come era del tutto prevedibile, dopo i primi mesi di ‘emergenza’, il governo tecnico (che non lo è) fatica. E la maggioranza, che Diamanti definisce «fittizia, matematica, parlamentare» e «politicamente divisa» e «attraversata da fratture irresolubili, su molte questioni politiche essenziali», è composta da partiti «condizionati dal malessere degli elettori sulle principali riforme: pensioni, lavoro, fisco».

Chissà perché tutti i commentatori definirono insostenibile l’ipotesi di optare per un governo di solidarietà nazionale a tempo, che aprisse a una stagione elettorale già nel 2012. Ora è insostenibile la situazione in cui ci troviamo. Tutti quanti.

Il vuoto, sostiene Diamanti, incombe e come si scriveva tempo fa, di horror vacui si può anche impazzire.

Bersani, che si dimostra sereno e convinto di vincere le eventuali primarie e le elezioni a prescindere dalla data (anche senza Di Pietro, cosa che Diamanti invece ritiene complicata), pare stia preparando una campagna di comunicazione con lo slogan «ora tocca a noi governare» (lo dice, oggi, il Messaggero, di solito molto ben informato).

Alfano, dal canto suo, non regge più la situazione (non l’ha mai retta, per la verità) e si ritrova con Berlusconi: al punto, cioè, di partenza.

Gli altri puntano a riorganizzarsi, intorno a Casini, Montezemolo e un’idea centrista del sistema politico, con volti nuovi, forse nuovissimi, ma un disegno tutto sommato conservatore.

E poi c’è il Quarto Polo, che con tutto il rispetto per i protagonisti di Alba, è rappresentato dal M5S, e da sondaggi che forse lo danno troppo alto, ma che – anche se presi con le dovute cautele – lo proiettano comunque come terza forza in Parlamento (e non è poco).

In tutto questo, continuo a credere che si debba rafforzare il centrocampo. E che ancor prima di parlare del centravanti e dei moduli di gioco, si debba scegliere – attraverso le primarie – i candidati in Parlamento, cercando di non presentarsi con la formazione dei Mondiali di Italia ’90: qualche sostituzione non è auspicabile, è necessaria. E pensare alla strategia, oltre che alla tattica, ripartendo dal numero 10 delle 10 cose, facendosi ispirare da chi propone cose intelligenti e soluzioni ai tanti problemi che abbiamo, come per altro fa Tito Boeri, nella stessa pagina di Repubblica che abbiamo citato.

Personalmente farò così, a partire dagli appuntamenti di Napoli (28 giugno), di Parma (29 giugno) e di Torino (30 giugno), passando per l’assemblea nazionale (13-14 luglio), per finire con la nostra ormai tradizionale tre giorni di Albinea (20-22 luglio). Che sarà dedicata proprio alle cose da fare. E alle scelte da compiere, che a quel punto saranno più chiare. E più semplici.

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