Qui di seguito un comunicato di Sara Valmaggi, gruppo Pd, di qualche giorno fa:

Valmaggi (Pd): «La legge 194 disattesa in Lombardia. Per l’assessorato alla Sanità l’obiezione di coscienza e al 63,6% ma secondo altre testimonianze è ancora più alta».

Anche in Lombardia c’è una forte criticità nell’attuazione della legge 194 in relazione al numero dei medici obiettori e del personale paramedico presenti nei presidi ospedalieri. Da qui ha preso le mosse un’interrogazione all’assessore alla Sanità, Bresciani, di cui è prima firmataria la vicepresidente del Consiglio regionale Sara Valmaggi, in cui si chiedevano i dati sul numero di obiettori di coscienza e sul numero di interruzioni volontarie di gravidanza in Lombardia nel 2011.

Bresciani, rispondendo all’interrogazione in commissione, ha si sostenuto che il diritto delle donne è garantito, ma ha ammesso che esistono criticità, legate al fatto che il numero di medici obiettori è molto alto, la media regionale è del 63,&% per i ginecologi, del 41,3% per gli anestesisti e del 43,1% per i paramedici, il che costringe i non obiettori a dedicarsi esclusivamente alle interruzioni volontarie di gravidanza.

«I dati forniti dall’assessore – afferma Valmaggi – già evidenziano forti criticità, soprattutto in alcune province della regione. All’azienda ospedaliera di Treviglio i medici non obiettori sono solo 4, tanto che nel 2011 sono state eseguite solo dieci interruzioni volontarie di gravidanza. Su 28 ginecologi infatti 24 sono obiettori. Lo stesso si può dire dell’ospedale Niguarda di Milano, dove su 24 medici 20 sono obiettori; a Sondrio, all’azienda ospedaliera della Valtellina, che comprende Sondrio Chiavenna e Sondalo, i non obiettori sono solo tre. Per non parlare di Como dove gli obiettori sono l’88,5%. Ci sono solo 3 non obiettori, a fronte di 346 interruzioni volontarie di gravidanza eseguite nel 2011».

Ma c’è di più. «Diverse testimonianze – continua Valmaggi – evidenziano notevoli differenze fra i dati dichiarati e la situazione reale. A Monza i non obiettori, secondo i dati forniti da Bresciani, sono il 50 %. In realtà, secondo altre fonti, sono 52 su 58. Stesso problema si riscontrerebbe in provincia di Mantova dove i medici non obiettori sarebbero in tutto 10, suddivisi nei tre presidi ginecologici (Mantova, Pieve di Coriano e Asola) e non 13 come invece risulta dai dati dell’assessorato».

Situazione analoga a Sondrio dove i non obiettori non sarebbero quattro ma uno. Qui inoltre, su tre reparti di ostetricia e ginecologia, Sondrio, Sondalo e Chiavenna, solo nel primo vengono effettuate interruzioni volontarie di gravidanza. Anche all’ospedale Riuniti di Bergamo i non obiettori sarebbero 3 e non 7.

«Per verificare – conclude Valmaggi – la correttezza dei dati forniti dall’assessore Bresciani presenteremo una nuova interrogazione in cui chiederemo i dati sull’obiezione suddivisi per singoli presidi ospedalieri e il tasso di mobilità dei pazienti fra le diverse strutture. Per garantire una compiuta applicazione di una legge che rischia di essere disattesa e la libera scelta delle donne abbiamo chiesto, inoltre, che si mettano in atto alcune modifiche organizzative: bandi su progetto per l’assegnazione di ore di attività medica finalizzate alle interruzioni volontarie di gravidanza, fino ad arrivare a pensare a interventi più strutturati di mobilità del personale».

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