Guglielmo Minervini ha ragione. E dalla Puglia, la riprendiamo anche noi, la sua lettera, nella Regione delle autostrade (la Lombardia).

Egregio Ministro,

chi va al lavoro in bicicletta in Italia non è tutelato in caso di infortunio in itinere tra casa e ufficio. Anzi la normativa sugli infortuni in itinere penalizza, se non discrimina, chi usa la bicicletta per andare al lavoro.

Il Decreto Legislativo 23 febbraio 2000, n. 38 che disciplina gli infortuni sul lavoro, nei casi di infortunio in itinere (art. 12), copre il dipendente solo se il tragitto casa-lavoro è percorso a piedi o con i mezzi pubblici. Il Decreto non riconosce, invece, l’infortunio avvenuto con mezzi privati, vale a dire in macchina, in moto o in bici salvo che il lavoratore dimostri che “l’uso è stato necessitato” (es. assenza o insufficienza dei mezzi pubblici di trasporto, non percorribilità del tragitto a piedi). In particolare, poi, l’Inail con una recente circolare sugli infortuni in itinere, occorsi utilizzando la bicicletta privata o quella dei servizi di bike-sharing, ha chiarito che al lavoratore viene riconosciuta la tutela solo se l’infortunio avviene su pista ciclabile o zona interdetta al traffico.

Le nostre città, nonostante gli sforzi fatti negli ultimi anni dalle pubbliche amministrazioni, per la creazione di piste ciclabili non sono ancora a misura di ciclista. Molto deve ancora essere fatto e in un periodo di ristrettezza di risorse non è facile. Nonostante questo il bike-sharing, da Bari a Milano, è esploso nelle grandi città ed è utilizzato soprattutto da lavoratori per gli spostamenti verso i luoghi di lavoro privi di piste ciclabili. Com’è possibile negare ancora la tutela a chi meritoriamente sceglie di andare al lavoro in bicicletta?

Il Presidente del Consiglio Mario Monti ha pubblicamente invitato il movimento #Salvaiciclisti, al cui manifesto la Regione Puglia ha aderito, a proseguire il proprio impegno “per attirare l’attenzione su quanto si può fare a tutti i livelli per migliorare le condizioni di mobilità di chi usa la bicicletta per muoversi in città”. La tutela in caso di infortunio in itinere è un tema che come Governo è possibile concretamente aggredire, come già sollecitato qualche anno fa dalla stessa FIAB.

Le richiediamo un intervento legislativo che modifichi la tutela INAIL estendendola, senza condizioni, al lavoratore che usa la bicicletta per raggiungere il luogo di lavoro o che quanto meno l’ente previdenziale intervenga con un’interpretazione estensiva della tutela fornita dall’articolo 12.

Con viva fiducia

Guglielmo Minervini

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