Lo scrive Michele Serra, oggi, su Repubblica, riprendendo (a sua insaputa, probabilmente) un antico tormentone del vostro affezionatissimo:

I commenti di molti dirigenti del Pd alle primarie di Palermo sono in qualche caso meschini, e in tutti i casi divaganti. Meschini: perché la sconfitta della Borsellinoè usata perla propria parrocchia, con i centristi che ricusano l’alleanza con Vendola e la sinistra che accusa i centristi di avere remato contro. Divaganti: perché nonostante le mazzate prese per ogni dove dal “candidato del Pd”, nel Pd ancora non si è capito che l’errore madornale (lo spiegava bene ieri, su questo giornale, Giancarlo Bosetti) è proprio proporre un “candidato del Pd”. Le primarie, per loro natura, non prevedono investiture preventive. Si fanno apposta per far scegliere ai propri elettori, in una rosa piuttosto varia, chi sarà il candidato, in questo caso alla poltrona di sindaco. Perdere le primarie è dunque impossibile, e lo è strutturalmente: perché “il candidato del Pd”, molto banalmente, è quello che vince tra i vari concorrenti. Come accade negli Usa per le primarie democratiche e repubblicane. Se capisse questa ovvietà (che lo espone a “scalate” di outsiders, ma lo qualifica come un partito aperto e vivo) il Pd vincerebbe tutte le primarie di qui al Tremila. E si libererebbe delle residue incrostazioni da Politburo che lo rendono poco lucido e a tratti -non saprei dirlo diversamente- incredibilmente tonto.

Popolino spiega perché è assolutamente necessario diffidare di chi intende mettere in sicurezza le primarie.

In queste ore se ne leggono, per altro, di tutti i colori: accade anche perché nessuno si è preso la briga di leggere lo Statuto del Pd. Che molte indicazioni, in proposito, già le fornisce.

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