A Palermo vince Fabrizio Ferrandelli, cioè il candidato che, per essere sincero, meno avrei voluto, da lontano, vincesse.

Qualche tempo fa, all’inizio di questa campagna per le primarie palermitane, avevo suggerito che si facesse un’alleanza “non lombardiana” tra Borsellino e Faraone, ma non sono stato ascoltato. Forse era impensabile, un’alleanza del genere, e me lo hanno spiegato in tanti, sostenendo che ormai gli schieramenti si era delineati. E che le questioni in gioco erano altre.

Il gioco di specchi era ai massimi livelli di difficoltà, in effetti.

E molte delle persone con cui sono in contatto si sono divise tra il rottamatore sostenuto da Renzi e la candidata molto amata dal popolo di sinistra, che però, a proposito di specchi, era la candidata dell’establishment nazionale e aveva scelto un connubio molto stretto con Leoluca Orlando (che si presentava platealmente come co-candidato), inducendo molti allo scetticismo. Anche me, che sul piano personale la preferivo agli altri.

Registro che Davide Faraone ha ottenuto un ottimo risultato, avvicinandosi molto più del previsto alla testa della classifica, ma, come temevo, ha fatto la campagna contro il Golia sbagliato e, nonostante le buone ragioni (finanziamento e voto agli stranieri, di cui si è parlato anche in questa sede), la sua iniziativa è parsa calibrata troppo ‘contro’ Borsellino. Tra far perdere e vincere c’è una sottile differenza, che spero non sfuggirà alle contrapposte tifoserie.

Ciò non toglie che la sconfitta non sia certo la sua, ma quella di altri: Rita Borsellino all’inizio della campagna era stimata intorno al 60% e il suo di oggi è un risultato molto deludente, soprattutto per la regia politica nazionale che l’ha promossa e sostenuta.

Ancora una volta, a vincere è il terzo. E il terzo, ancora una volta, appare come un outsider, anche se in questo caso l’outsider era più insider degli altri, perché sostenuto da alcuni leader molto influenti del Pd locale, che promuovono la strategia dell’alleanza con Lombardo.

Le primarie, però, non si perdono mai. E gli elettori sono sovrani e vanno rispettati in ogni caso. Anche nelle proporzioni del risultato, soprattutto quando la vittoria, come in questo caso, è di misura (di misurissima, potremmo dire).

Probabilmente si riconteranno i voti e si chiariranno alcuni episodi che circolano sulla rete, perché il divario è stato veramente minimo (anche se lo spaesamento, chiosa qualcuno, è ‘vasto’). Ma è del tutto evidente che si dovrà sostenere chi ha vinto. E, nello stesso tempo, fare chiarezza sull’alleanza in Regione Sicilia. Perché la vittoria di chi sostiene Ferrandelli (e Lombardo) è rappresentativa di una parte soltanto del centrosinistra palermitano. E probabilmente siciliano. E credo che sia venuto il momento di uscire dall’ambiguità per tutti, a livello regionale e nazionale.

Perché poi le ambiguità non aiutano. No, direi di no.

P.S.: qualcuno dice che questo ennesimo episodio non favorevole alla segreteria nazionale del Pd porterà a non celebrare le primarie per la premiership. Non sono d’accordo, ma non perché pensi che questi risultati siano ininfluenti sul dibattito nazionale. Per un altro motivo, molto più semplice: le primarie per la premiership, a livello nazionale, il Pd – e non solo – sembra averle messe da parte da tempo. Prima di Genova, prima di Palermo. Molto prima.

P.S./2: dal punto di vista del Pd, in ogni caso, la vicenda palermitana è ancora più intricata rispetto a quella genovese. Qui c’era un europarlamentare eletta come capolista del Pd nel 2009, sostenuta dal segretario nazionale Pd (che a Genova non era intervenuto) contro un iscritto al Pd (consigliere regionale e comunale, già segretario dei Ds in città e capogruppo Pd in Comune) e un indipendente che aveva attraversato quasi tutte le formazioni del centrosinistra, tranne il Pd, ma sostenuto da importanti esponenti del Pd palermitano. Gli specchi, appunto.

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