Un messaggio importante a chi ama la politica, nonostante tutto.

Leggo della bella iniziativa di Libertà e Giustizia, che Repubblica ha rilanciato con grande clamore.

Si intitola Dipende da noi, e segue all’appello a cui ho personalmente già aderito e a cui Prossima Italia (impegnata domani nell’assise contro la corruzione di Canossa) darà, nei prossimi giorni, il proprio contributo, oltre alla propria immediata adesione.

La domanda che mi faccio e che giro immediatamente a Sandra Bonsanti e agli amici di Libertà e Giustizia è, però, la seguente: si può cambiare la politica “da fuori”? Si può produrre un cambiamento reale delle strutture della politica e delle sue forme senza un impegno diretto nella vita dei partiti (che si pretende, giustamente, di cambiare)? Si possono chiedere agli attori politici di modificare i propri comportamenti, senza aderire ad alcun soggetto politico capace di rappresentanza nelle istituzioni?

Credo che all’appello di Libertà e Giustizia si debba rispondere con un altro appello, che va nella stessa direzione e invita, però, all’impegno diretto: se si vuole cambiare, è il momento di entrare nei partiti politici, a cominciare dal Pd. Altrimenti nei partiti decideranno, come sempre, quelli che i partiti non hanno mai inteso cambiarli. Altrimenti i partiti ringrazieranno per i consigli e continueranno come prima. Come è sempre accaduto, in questi anni. E chi nei partiti cerca di cambiare, continuerà a passare per sognatore.

Il buon uso dell’indignazione, come lo ha definito Roberta De Monticelli, e politiche di governo che sappiano interpretarlo e rappresentarlo sono al centro di un’azione politica che è decisiva per molti di noi.

Quando parlammo di OccupyPd proprio questo intendevamo dire: credo proprio che sia venuto il momento.

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