Li ha bruciati sul tempo, ce l’avevano sulla punta della lunga e della stilo, era questione di minuti, perché loro volevano intervenire. A tutti i costi. Anzi, con una certa impazienza. Non vedevano l’ora di “chiarire”, tutti quanti, la questione della Chiesa e dell’Ici.

E pensare che quando era stata sollevata, l’ultima volta sei mesi fa, era tutto un fiorire di commenti piccati. Alcuni insultanti.

C’era chi parlava di “singolari personaggi” (tipo Monti?) e chi negava l’esistenza del problema.

Nel Pdl, lo stesso Alfano che oggi si complimenta con Monti, diceva così:

Il segretario del Pdl, Angelino Alfano, ha rassicurato la Chiesa italiana. Nulla cambierà rispetto alla «necessità di una fiscalità favorevole per i beni e le opere di matrice cattolica» perché Chiesa e non profit sono — soprattutto in un momento di crisi — la «ricchezza dei poveri». Mentre è falso («sono bugie») che la Chiesa «beneficia di esenzioni dall’Ici anche per attività commerciali». Nero su bianco, Alfano ha scritto una lettera al direttore dell’Avvenire pubblicata ieri nella pagina degli editoriali. Il testo è stata una risposta immediata a un durissimo commento firmato sabato dal direttore del giornale dei vescovi Marco Tarquinio contro chi, secondo Tarquinio, per attaccare la Chiesa ha usato cifre fantasiose e inventato privilegi che non esistono.

Non preoccupatevi, i protagonisti di questa standing ovation sono gli stessi che hanno prodotto la norma in questione, che non hanno mai pensato di modificarla e che ora ovviamente celebrano l’intervento provvidenziale di Monti. La procedura d’infrazione è del 2010, la norma del 2006. Era ora che qualcuno la cambiasse, esclamano – sollevati e compiaciuti – gli autori. Finalmente qualcuno ci ha pensato! La formula era proprio ambigua! E dovevamo rispondere alla Ue! Altrimenti…

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