Vincenzo Visco spiega che cos’è la tracciabilità.

A Bologna, qualche settimana fa, abbiamo provato a spiegare, con Ernesto Ruffini, come si può fare (e come fanno altri, ad esempio il Brasile).

Ora, non mi si venga a dire che non si può fare, in Italia, il pagamento con la carta o strisciando una tesserina qualsiasi. Ricordo a tutti che c’è un precedente, molto discutibile, per altri motivi: è la famigerata social card, che proprio così funzionava.

Era rivolta a persone indigenti e anziane. E fu introdotta proprio da quelli che oggi strepitano, e pretendono che si mantenga la soglia dei mille euro. Non uno di meno. Ma se tanto mi dà tanto, oltre all’uso delle carte di credito (ovviamente), si potrebbe immaginare anche una fiscal card, associata alla tessera sanitaria, per dirne una, che possa registrare i pagamenti effettuati in contanti.

In cambio, però, lo Stato dovrebbe fare uno sconto, rendere più semplice la presentazione della dichiarazione dei redditi o farsela da solo, in prospettiva. All’insegna di quel fisco 2.0 da noi sostenuto e rappresentato qui.

Perché l’innovazione tecnologica non è fine a se stessa e può (anzi, deve) entrare in ogni singolo settore della pubblica amministrazione.

E migliorare anche le nostre vite. A volte, almeno.

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