Ci si chiede come si possa fare per salvare la politica, in Italia e, in particolare, al Sud.

Ecco, oltre alle doparie siciliane, c'è un altro bell'esempio, da prendere in considerazione. Quello calabrese.

Il Pd è commissariato ormai da tempo e qualcuno vorrebbe procrastinare questa condizione fino alle elezioni politiche, così da 'posizionarsi' nel migliore dei modi, in vista, ovviamente, delle elezioni stesse.

La risposta migliore è semplicissima: riaprire il tesseramento, con modalità trasparenti e la partecipazione diretta (di persona, personalmente, come ripetiamo spesso) delle persone che si iscrivono. E dare a chi si vuole candidare a guidare il Pd una regola semplicissima, banalissima e democraticissima: che chi si candida a guidare il Pd, che versa in acque agitate (e molto basse, elettoralmente parlando) non si candidi alla Camera e al Senato. E si dedichi, perciò, al lavoro nel partito (e nella società) per i prossimi anni.

Una condizione elementare, di quelle che cambiano le cose. E non fanno pensare ad 'assetti', 'cooptazioni' e 'autopromozioni', ma creano le condizioni per un dibattito più aperto e libero.

Il Congresso, però, non facciamolo nel 2013. Potrebbe essere troppo tardi, perché le elezioni – come ognun sa – si vincono e si perdono al Sud.

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