Leggo le solite interviste sul governo tecnico e sulla grande alleanza e su LCdM e su Tremonti premier e su Casini leader e su tutte quelle cose che ormai danno fastidio agli elettori di centrosinistra come le schegge sotto le unghie.

Consiglierei a tutti, come già in passato, di tacere fino ai ballottaggi. E fino ai risultati definitivi, proprio.

E consiglierei a tutti di leggere i dati elettorali e quel clima che c'è, in giro per il Paese, per capire che cosa è il caso di fare dopo, comunque vadano le cose.

Perché a Napoli, ieri, c'era un'atmosfera arancione (colore di De Magistris e anche di Pisapia, senza che si siano messi d'accordo, tra l'altro). Perché la stessa aria si respira anche nella provincia profonda. Perché c'è un'urgenza di cambiamento fortissima, a tutte le latitudini.

E ci sono, però, tanti elettori in sonno, delusi e disillusi dal governo della destra, che non sono andati a votare, e che ora si guardano intorno. E non credo che li conquisteremo con un'alleanza più larga del solito, ma con una proposta di governo senza timidezze e senza imbarazzi, che sappia dare a questa esigenza di cambiamento un progetto per il Paese. Più precisa e capace di rappresentare gli elettori italiani (e non solo i dirigenti di questo o quel partito). Meno legata agli schemi della politique politicienne, che sono i veri sconfitti di questa tornata amministrativa.

Non è tempo per i calcoli, è tempo per una scommessa razionale e appassionante, insieme. Che segua quel vento, di cui si parlò alla Leopolda, un vento profondo che soffia, che riempie di senso le cose, che dà ragione alla passione.

Mi pareva, tra l'altro, che il Pd lo avessimo fondato per questo. Nel 2008 ci abbiamo provato, ma era troppo difficile, perché si veniva da una grande alleanza confusionaria e autolesionista. Ora è venuto il momento di provarci. Non in solitudine, come allora, ma con lo stesso profilo. E facendo tesoro degli errori. Che non vuol dire commetterli di nuovo, eh.

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