La domanda sorge spontanea. Questa sera e domani sarò nelle Marche, a parlare di unità nazionale, a sostenere un candidato sindaco, a incontrare i democratici marchigiani, a cui sono molto affezionato (appuntamento oggi ad Ancona, alle 18, e a Senigallia, alle 21, domani a San Benedetto del Tronto, alle 18, e a Fermo, alle 21).

Ieri, però, mi telefona l'autrice di un'importante testata giornalistica e mi chiede di intervenire in trasmissione, in prima serata, venerdì. Le rispondo che non posso, perché ho già preso impegni.

Da quel momento, tutto il mio staff immaginario mi insegue, dandomi del pirla (quando va bene) e sostenendo che sarei dovuto andare in tv, che i numeri sono incomparabili, che i marchigiani avrebbero capito. E che insomma adesso avrei anche rotto con questa idea della politica di una volta, che non dà i risultati sperati, perché poi «è tutta una questione di visibilità».

Nonostante questo fuoco di fila, penso di avere fatto bene a mantenere l'impegno con i nostri elettori e a confermare le quattro iniziative, scusandomi cortesemente con gli autori della trasmissione: vorrei, però, sapere la vostra.

P.S.: su di me, come elettore, pesa il giudizio molto negativo nei confronti dei politici di primo piano che spesso scaricano il barile (o, meglio, il bidone) sui responsabili locali, mollandoli sul più bello. Ricordo che l'anno scorso arrivai in Toscana a una festa democratica che presentava un ricco cartellone di interventi, tra ex-ministri e sottosegretari, presidenti di questo o di quello, parlamentari di lungo corso, star e starlette della politica italiana. Il mio era l'ultimo della serie e, ovviamente, il meno autorevole. Bene, ero l'unico ad essere andato davvero.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti