Quando aveva letto della sua intenzione di dimettersi da senatore, avevo chiesto di cercare Nicola Rossi.

C'era qualcosa che mi incuriosiva nelle sue dimissioni,  e non solo perché viviamo nel paese in cui non si dimette mai nessuno.

Oggi ho scoperto perché, a proposito di una questione che non è anagrafica, ma generazionale sì, come scriveremo nel Manifesto del partito dei giovani:

Anche senza mai dimenticare, però, che un'anomalia nel loro caso c'è. E l`anomalia – vera – è quella della generazione che li ha preceduti. Una generazione composta non trovo immagine più efficace – in buona misura da cavallette. Politici – a destra come a sinistra – che hanno fatto quanto potevano per impedire (e ci sono riusciti!) che si facesse a tempo debito quanto poteva dare ai più giovani prospettive meno incerte e che oggi (visto che gli stessi giovani sono diventati elettori) sono i primi a manifestare viva preoccupazione per le loro sorti. Sindacalisti capaci di tradire la loro missione per dare a chi aveva già avuto togliendo a chi ancora non aveva. Giornalisti della domenica capaci di vedere il problema solo quando è ormai troppo tardi. Adulti – uomini e donne, a destra e a sinistra – che per due decadi non hanno esitato a consumare quel che c'era e, soprattutto, quel che non c'era. L'anomalia vera è la mia generazione: la stessa che oggi guarda i più giovani con occhio umido e li considera come una sfortunata eccezione.

Ad una nuova stagione di incertezza la politica avrebbe dovuto rispondere non con le narrazioni ma con le politiche: portando, per esempio, lo stato sociale ad assicurare i nuovi rischi altrimenti non assicurabili e liberandolo dal fardello delle attività ormai di mercato. Certo, allo sforzo di comprendere la natura dei nuovi rischi e di costruire nuove forme assicurative si può sempre sostituire la scorciatoia delle sanatorie per i precari ed il pubblico come datore di lavoro di ultima istanza. Ma si finirebbe solo per sostituire ai rischi ed alle incertezze del mercato l`arbitrio estremo ed intollerabile proprio della politica.

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