A Milano, numerosi amministratori (tra cui l'ottimo Eugenio Comincini) e molti segretari di circolo del Pd, hanno promosso un appello che chiede: primarie e rispetto del limite dei due mandati (come previsto dallo Statuto regionale del Pd, mentre lo Statuto nazionale dice tre). Per avere detto le stesse cose – fin dal 2008, per altro, e poi quest'estate, con l'Unità – siamo passati per maleducati, vili e traditori della patria. Tutti 'rottamatori', tutti maleducati.

Per aderire all'appello, in ogni caso, si può scrivere qui.

Occorre un atto di coraggio da Milano e dalla Lombardia, un forte segno di discontinuità con il passato e un segnale di innovazione politica al partito e verso l'opinione pubblica. Scegliere i candidati al Parlamento con le primarie significa tutto questo. Ecco perché chiediamo al nostro partito di assumere questa decisione, che dovrà essere poi discussa nelle direzioni regionale e provinciale, e chiediamo di assumerla in totale autonomia. Chiediamo che la Lombardia si faccia promotrice di un nuovo metodo di selezione dei rappresentanti dei territori a Roma, aprendo così la strada a un percorso di innovazione politica di cui siamo certi il nostro partito ha un forte bisogno. […]

Per questo chiediamo che il partito assuma un orientamento chiaro:  che tutti i candidati al Parlamento, anche coloro che sono al primo mandato, debbano essere scelti attraverso le primarie,  questo garantendo, come stabilisce lo Statuto, il 50 per cento della rappresentanza femminile, e che non possano  contare su alcuna deroga coloro che hanno già accumulato due  mandati negli organi legislativi (Parlamento nazionale ed europeo o consiglio regionale), come peraltro già previsto nello Statuto del Partito democratico lombardo per i consiglieri regionali.

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