Davide Guadagni per il Tirreno:

La cassiera di “Eppur si muove” e le panchine di “Aspettando Godot”

«Eppur si muove», m’ha detto la cassiera del bar della Leopolda mentre pagavo l’ultimo caffè. Ditta esterna ma, evidentemente, anche il mondo normale viene coinvolto da una cosa come questa. Si è riacceso un barlume di speranza anche in persone che non avrei mai pensato di trovare qui. Alla faccia di chi si aspettava una rimpatriata del popolo di Facebook. Le generazioni erano tutte rappresentate, anche i bambini che, grazie a uno spazio dedicato, si sono divertiti consentendo ai genitori di partecipare. Un segno di civiltà e rispetto dei tanti che sono partiti da qui. Non è poco. Si discuterà di mille altre questioni: il programma, la piattaforma, i contenuti. Se si guarda alla politica come un esercizio di rituali noti ci sono state forti differenze.

La messa è stata ribaltata, l’hanno officiata i partecipanti. Ospitati, sollecitati, provocati, hanno avuto la possibilità di esprimersi. E ne è nata una proposta debordante. Mancano i contenuti? No, sono troppi. L’analisi e la sintesi sono andate a farsi benedire travolte dalla speranza di un cambiamento che è difficile governare perché, nel frattempo, la palude è diventata troppo melmosa.

La prima volta che ho visto quel palco (scarno, con la panchina e delle persone in attesa) ho pensato che mi rammentava qualcosa. Cos’era l’ho capito solo oggi, quando l’ho riguardata da una sala che si andava svuotando. Era il Godot di Beckett in cui, per l’appunto su una panchina, due personaggi ne attendono un terzo che non arriverà mai. Ecco, Civati e Renzi (come molti di noi), sono su quella panchina e aspettano Godot. Ma ora gli hanno raccontato le loro idee, i progetti, le azioni. Secondo la cassiera il futuro di questa storia dipende da ognuno di noi. Bisogna abbandonare i pregiudizi e aprire i cervelli, però.

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