img alt=”bersani” src=”http://files.splinder.com/ffae9153a780e36e8b60e9b79b66af36_small.jpg” style=”margin: 0pt 10px 10px 0pt; float:left;” />Dopo il comizio di ieri di Bersani (che non ho avuto il piacere di ascoltare), sono apparsi i manifesti della nuova campagna del Pd. Lo slogan, travolgente, è «rimbocchiamoci le maniche». Speriamo che in inverno funzioni (eventualmente ci rimboccheremo le maniche del cappotto). I messaggi molto semplici, abbastanza scontati. La conclusione prevedibile: «la pazienza è finita». Già.
L'aspetto che colpisce di più è la scelta di puntare tutto sulla figura di Bersani, come è già accaduto anche lo scorso autunno e questa primavera: è la prima volta che il partito sceglie di puntare così tanto (anzi, sempre, anzi, tutto) sulla figura del segretario. Scelta opportuna, si dirà, soprattutto se Bersani sarà il candidato premier e soprattutto se si voterà a breve. C'è un'unica cosa che non si capisce, però: si punta tutto sulla squadra, sul partito plurale e non sull'«uomo solo al comando» e poi si sceglie una strategia comunicativa del tutto diversa, in cui appare l'immagine del segretario. Ripetutamente.
Per il resto, la foto è un po' inquietante (sembra una pubblicità di Fox Crime), ma questo è un fatto di gusti (in ogni caso, meglio la camicia bianca di quella a righe dell'ultimo manifesto). L'impressione complessiva è che sia un messaggio negativo, nonostante il pay-off dica «per giorni migliori». Speriamo che alla pars destruens si voglia associare un messaggio in positivo. Magari a colori.
Ottima, invece, la scelta di legare al manifesto la partecipazione alla mobilitazione del Pd, che corrisponde alla cifra della campagna: quella di un partito determinato e deciso, fin dallo sguardo del segretario. E questo è molto importante. Resta solo da capire il come e il quando, ma siamo certi che ci sarà presto annunciato. E saranno giorni migliori.

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