A noi le uniche tende che non piacciono sono quelle del dittatore Gheddafi, che tanto è amico del premier B.
Tutte le altre, a cominciare da quelle canadesi (civilissime), quelle indiane (resistenti), quelle delle finestre (da scostare, però, perché ci piacciono soprattutto le finestre) sono le benvenute.

La tenda dà l’idea di quel radicamento sul territorio che è anche movimento, però, perché le tende si possono – anzi, è come se fosse un invito, il loro: si debbono – spostare.

La tenda è un po’ gazebo, perché siamo al Nord,
e un po’ viaggio, perché a noi piace così. C’è che al campeggio non si paga se non quello che si può, perché ci piace la politica low cost.

Ci sono le borracce da passare, anche perché
l’acqua è in comune (pubblica, s’intende). Ci sono i picchetti da piantare, all’insegna dell’art. 40 della Costituzione. E dormire in un sacco a pelo, come ognun sa, permettere di non perdere i contatti con
la terra. Soprattutto se fa molto caldo, e non serve nemmeno il sacco.

La tenda fa pensare alle vele, quelle bianche dei successi e quelle delle sfide da affrontare nell’alto mare aperto.

Il campeggio fa community, si direbbe, perché l’italiano della politica non prevede più il ricorso a un termine bello e antico, anche facile, se si vuole: la comunità.

Sembrerà di essere su Facebook, a ben guardare, perché l’importante non sarà quello che vi diremo noi, ma quello che vi direte tra di voi.

«La felicità è reale solo se è condivisa», diceva qualcuno. E allora, ragazze e ragazzi «alla pari», vi aspettiamo al campeggio di Oltre, ad Albinea, Reggio Emilia, 23-25 luglio 2010.

Qui il programma della tre giorni. Qui il sito di Oltre. Qui l’evento su Facebook.

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