uecentoventi «radicamenti» (voglio nome e indirizzo di chi ha introdotto il concetto più abusato della politica italiana), un mezzo plebiscito per «territorio», una discussione infinita sul termine «alternativa» (che non c'è, che si intravede, che no, non c'è verso, non c'è) e, soprattutto, una frase ricorrente: «Abbiamo tre anni davanti senza elezioni». Cambiamo modo di parlare, ve lo chiedo in ginocchio. E ricordiamoci che l'anno prossimo, come ha notato Fassino, si vota a Milano, Napoli e Torino, per dire. Non vorrei che la prossima frase sia: «Abbiamo tre anni davanti senza vittorie».

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