Una nuova sindrome colpisce i candidati presidenti della destra. Pietro sta cercando di mapparli, ma le posizioni cambiano, si articolano, si rovesciano. L’argomento: «sì al nucleare, ma non qui da noi» spopola. Si tratta della posizione politico-amministrativa più stupida che ci sia. Perché se uno è favorevole al nucleare in generale, per quale motivo non dovrebbe esserlo nella propria regione? Se è convinto che porti benefici, non si comprende perché non dovrebbe volerlo vicino a casa. Se è certo della sicurezza dei nuovi impianti, poi, davvero non si capisce perché non dovrebbe ‘adottare’ una centrale. La nostra opposizione al nucleare di Scajola è economica e politica e davvero non riusciamo a capire perché chi è favorevole, politicamente ed economicamente, a questo piano, non debba volerlo per sé e prima di tutti gli altri. Prendiamo la Lombardia: è probabile che una centrale sorga a Caorso (Emilia Romagna, provincia di Piacenza, a dieci chilometri, però, dalla città di Cremona) e un’altra trovi sede a Trino Vercellese (tra le risaie, a qualche decina di chilometri dal confine lombardo). Se il nucleare è bello lì, perché non dovrebbe esserlo a Lodi o a Mantova? Solo perché ci sono le elezioni? O, forse, perché il nucleare non convince nemmeno i suoi stessi sostenitori? Agli elettori l’ardua sentenza.

P.S.: mi scrivono dal Piemonte che qualcuno la centrale la vuole proprio in casa. Sempre meglio di Formigoni, comunque.

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