Spazio ombelicale. Aut. Min. rich. Arrivati a questo punto, lo possiamo affermare con certezza: è stato l’anno del troppo. Troppe passioni, troppe delusioni, troppe ‘cose’. Tutto è cambiato perché non cambiasse nulla, come a questo Paese succede da un quindicennio, a destra e a sinistra. (Quasi) tutto è enfatico, eccessivo, caricaturale. (Quasi) tutto è superficiale, finto e senza speranza. Da dove ripartire? Difficile dirlo. C’è chi dice che sia il caso di espatriare («se la pensi così, che cosa aspetti ad andartene?»), chi di cambiare vita (come nel libro, dal significativo titolo: Adesso basta), chi ci ha rinunciato da tempo e commenta da lontano, senza sporcarsi le mani, come si suol dire. Per amor di paradosso e per una strana coazione a ripetere, credo sia il caso di buttarsi di nuovo, invece, nelle vicende umane e politiche di questo Paese. Perché al peggio un limite ci sarà pure. E perché, prima o poi, tutto questo lungo ciclo finirà. La frase dell’anno è di Saramago: «Non bisogna avere fretta, non bisogna perdere tempo». Mentre all’interno del Pd prosegue la dialettica tra aristotelici e platonici (perché è proprio così che sono le due scuole principali che si confrontano) e volano botte da orbi, noi facciamo una cosa irrituale e rivoluzionaria: li mettiamo tutti tra parentesi. E cerchiamo di guardare fuori da un dibattito politico tanto inconcludente quanto pervasivo, da una chiacchiera sempiterna e ispirata al peggior qualunquismo, da un uso delle parole che le ha progressivamente allontanate dal loro significato. Sottraendoci all’alternativa tra amore e odio nella versione di Bondi (non di Empedocle), è il caso che ci mettiamo a pensare a quello che siamo, a quale relazione abbiamo con la realtà esterna, al senso che hanno le cose che facciamo, a quel qualcosa di nuovo che è tutto da immaginare. Un punto di vista diverso, in un contesto che è tutto sfuocato e incerto. Diamoci un anno, il prossimo, e diamoci appuntamento per verificare se ci saremo riusciti. Tentare è già una bella impresa e dobbiamo farlo nel nostro piccolo (che è localeglobale tuttoattaccato e senza punteggiatura). Auguri a tutti i 25 e-elettori: anche per il blog che state leggendo, è stato un anno ‘troppo’. Speriamo che il prossimo sia semplicemente bello e che non assomigli a quello immaginato nell’almanacco del perfido orobico.

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