Adesso non va più di moda. E Concita lo descrive benissimo, il motivo:

Sui tetti, sulle gru, sui moli, ai cancelli delle fabbriche ci sono in queste ore i lavoratori della Merloni, della Fiat di Pomigliano d’Arco, della Fincantieri, della Yamaha di Lesmo. I 49 pionieri della Innse hanno fatto scuola. In ogni città se alzate gli occhi vedete striscioni, cartelli. La flessibilità ha aumentato le differenze sociali, dice il rapporto sulle disuguaglianze economiche presentato ieri al Nens: il 10 per cento delle famiglie possiede la metà della ricchezza del Paese. La metà degli italiani ne possiede il 9,7 per cento. Una forbice sudamericana d’altri tempi, cifre da paese in via di sviluppo. In questo contesto il governo proroga fino al 30 aprile lo scudo fiscale concepito per far rientrare a prezzo di una mancia i denari di chi ha evaso le tasse nascondendo all’estero le sue ricchezze. Chi ha pagato regolarmente sta dentro quella metà di italiani che vive onestamente, spesso con poco o pochissimo. Chi non ha pagato sta in quel 10 per cento che vive disonestamente con molto o moltissimo. Siamo di nuovo al punto: non servono, in Italia, nuove leggi.

A Natale, fatevi un regalo: leggete La misura dell’anima (Feltrinelli). Fa bene. A livello individuale e collettivo. E la politica ne ha bisogno.

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