Scrive Edmondo Berselli sull’Espresso: «Quando parlano i “giovani” del Pd, nessuno è in grado di valutare l’effettiva qualità politica delle loro posizioni. Le parole di Debora Serracchiani e la prosa dell’emergente Civati, a un esame disincantato, sono ancora intrisi di politichese, e in ogni caso rappresentano il segnale che la preoccupazione fondamentale del Pd, fra giovani e vecchi, è la costituzione del partito: tradotto in termini volgari, l’occupazione e l’organizzazione di spazi di potere». Berselli ha sicuramente ragione. Faccio però notare che stiamo parlando di ‘congresso’ e di ‘partito’ (appunto) e pur senza volere occupare spazi di potere di sorta (lo dico anche di Debora, ovviamente), dobbiamo rivolgerci a un partito che c’è e che cerchiamo di cambiare. E che è alle prese con una curiosa (e pericolosa) rivalutazione degli apparati vecchio (vecchissimo) stile (che, per altro, il giornalista discute nella parte finale del suo articolo). Berselli però ha soprattutto ragione quando ci invita a un confronto «con la realtà vera». Ed è quello che vorremo dimostrare nei prossimi mesi: che quello che diciamo del Pd, lo diciamo del Paese (e viceversa). E che è proprio quella realtà che invitiamo il Pd a frequentare. Una questione emergente, non c’è dubbio.

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