Sottotitolo: per una Woodstock democratica. Perché sono davvero anni che non cambia niente. Ovvero, meglio, che cambia tutto, e noi (nel senso della politica italiana) non ce ne rendiamo nemmeno conto. Leggete le note che seguono cliccando qui. Oggi parlavo a pranzo con un amico, che mi diceva le cose che sentiamo in tanti. Mi parlava di questa (e mi rendo conto quanto sia paradossale!) volontà di tornare alla politica. Viene in mente Obama e l’onda lunga che viene dagli States, ma forse non è nemmeno questo. Sta di fatto che c’è molta voglia di fare e le analisi tendono a convergere (da Titor a Tony, il barista di Monza) e superano di slancio anche le semplici proteste alla Grillo (l’ho visto stanco, nella sua diretta a SkyTg24, nonostante i proclami). Ora, mi chiedo se non sia venuto il tempo di radunarle, tutte queste volontà. Perché il 21 saremo a Roma per l’assemblea dei coordinatori di circolo, perché faremo le nostre belle campagne elettorali (belle soprattutto le Amministrative, perché le Europee… con i nomi che circolano…), perché stiamo nel Pd (nonostante tutto) e cerchiamo di farlo funzionare. Ma forse ci vuole qualcosa di più. Un momento, un luogo e una luce di mezzogiorno a fare un po’ di chiarezza. Riforma della politica e ripensamento del futuro. La domanda è: si potrà fare anche se siamo in Italia?

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