Pur essendo abituati a perdere, non hanno molto rispetto degli sconfitti. Parlo del trattamento che i sostenitori delle primarie hanno ricevuto da parte dei dirigenti nazionali nelle dichiarazioni post ‘partita’. Un attacco dietro l’altro, contro il collegio di google, contro l’inesperienza, contro i facinorosi (per la cronaca, donne e uomini di mezza età con striscione «Primarie vere, primarie sempre»: dei veri eversivi), contro i giovani arrembanti. Sul treno del ritorno, Francesco e Michelangelo, due ragazzi conosciuti a Verona, mi han proposto il «Pd ombra», una sede dove rappresentare il Pd che vogliamo. La provocazione è intelligente anche se preferisco evitare un’espressione che non ci ha portato fortuna e che lo stesso Franceschini dice di voler superare. Piuttosto, anche per dimostrare che non siamo deficienti come ci hanno trattato, chiamo a raccolta tutti coloro che si riconoscono in un percorso diverso, in quello che stiamo facendo con la Carovana, in quello che sostengono i ragazzi dello Spazio della politica, in quello che ho sentito ripetere migliaia di volte sulla rete. Oggi Bellu sull’Unità parla di digital divide, di una diversa percezione del Pd tra coloro che erano a Roma e a coloro che lo vivono nei territori e sulla rete. Diamo voce a questo mondo, facciamo i talent scout (come sostenevo in tempi non sospetti) al di là delle burocrazie e delle correnti di riferimento (non avendone, personalmente, alcuna), cerchiamo una strada diversa. Una squadra da allenare, da far crescere e da rappresentare. Chi è d’accordo metta la firma e mi scriva i suoi dati.

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