Sottotitolo: se l’Osservatore Romano ti scavalca a sinistra, hai qualche problema di direzione politica. Striscia rossa de l’Unità di oggi: «Arrivano segnali crescenti di intolleranza da parte dei politici che alimentano un clima di violenza contro gli immigrati sfruttando insicurezze e paure del momento. A questa ondata xenofoba contribuiscono per altro voci culturali e dell’informazione che mettono in discussione principi istituzionali e diritti umani». Parola di monsignor Vittorio Nozza (lo trovate anche qui). Leggete poi Adriano Prosperi, oggi, su Repubblica. Parla della Lombardia. Parla del «razzismo istituzionale e civile italiano». Quello della «tolleranza zero», quello dell’«impiegato comunale che si rivolge col “tu” e col verbo all’infinito», quello di un «vento della violenza che soffia dall’alto». Un vento che il Pd, e lo dico a malincuore, ha spesso considerato ‘naturale’, che non ha contrastato a sufficienza, che ha, in alcuni (colpevoli) casi, voluto addirittura assecondare. Le ordinanze, le parole eccessive, le banalizzazioni («sporco negro» e giù sprangate, ma il razzismo non c’entra), le «ronde democratiche» (ma che cosa sono, accidenti?!), il politicamente corretto, il «la sicurezza non è né di destra, né di sinistra» (anche l’ignoranza, per dire), sono tutte cose con cui mi devo confrontare da mesi, da anni. Le denuncio in solitudine, passando per quello che non capisce, che non sa che ‘quelli’ vanno sgomberati, che non capisce che bisogna ‘azzerare’ (le parole sono importanti) i campi rom, i clandestini, le violenze. Appunto. Ho sempre provato fastidio quando a proporre le impronte digitali sono per primi i nostri dirigenti, quando i distinguo provengono dalle sedi milanesi e lombarde del Pd. Torno a ribadire che abbiamo, su questi temi, un clamoroso problema di linea politica. E non solo: anche un problema di riferimento culturale e ideale. Spero che qualcuno voglia capire quello che intendo dire. Con la paura vince la destra. E perdiamo tutti. Per questo, a Wittenberg parliamo di cittadinanza, in un quadro costituzionale e repubblicano (nel senso di Pettit o, se preferite, di Zapatero), e vorremmo che Obama, oltre che continuamente osannato e citato a vanvera, venisse preso alla lettera. Parola per parola.

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