Ho imparato poche cose nella vita politica, se non che, a volte, è il caso di aspettare. Fermarsi. Lasciarsi scivolare le cose. Come quando la tua ragazza non ti parla più, e ogni mossa che fai è sbagliata. Lasciar perdere vuol dire, come già in altre occasioni, saper perdere. E’ abbastanza scontato che tutti corrano da B: il sindaco di Londra, neoeletto, è suo amico (tutti ricorderanno la tristemente celebre intervista allo Spectator del Nostro, anzi del Loro: ad intervistarlo fu Boris Johnson, per dire); in Spagna il destrissimo Zaplana lascia la politica, per lavorare nell’azienda dei telefoni come suo rappresentante in Europa: pare che sia stato scelto perché, tra l’altro, amico di B (le referenze, accidenti, le referenze); in Italia ora abbiamo anche l’ambasciatore del «made in Italy». Ci mancava. E’ chiaro che si debba aspettare. Che la luna di miele finisca. E che B abbia finalmente la decenza di dirci che cosa intende fare, perché di questo, nelle decine di pagine dei giornali, ogni mattina, non si parla. Per non rovinare la festa, non glielo chiede nessuno. Intanto ci toccherà un governo in cui sono tutti – ma proprio tutti – uomini di B. Dall’inizio alla fine. Tu chiamalo, se vuoi, pluralismo.

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