Alla fine del comizio, Walter Veltroni mi ha chiesto quante persone di solito partecipano alle iniziative organizzate a Monza. Gli ho risposto, semplicemente, che non avevo mai visto tanta partecipazione ad una manifestazione politica in Brianza. A sinistra come a destra. Mimmo ha avuto l’intuizione di scegliere la Villa Reale, Enrico ci ha creduto e dopo qualche traversia – che ci ha fatto perdere un sacco di tempo nell’organizzazione, altrimenti avremmo riempito tutto viale Cesare Battisti – siamo riusciti a creare un momento storico. I compagni più anziani ripetono in continuazione: era dai tempi di Berlinguer che non si vedeva tanta gente. E il legame tra Veltroni e Berlinguer è un fatto che si coglie immediatamente, per il calore che accompagna il pullman di Walter, che fa preoccupare il servizio d’ordine quando sale e scende dai palchi, che obbliga le platee a riversarsi dal teatro alla piazza, perché dentro non ci si sta, come è successo, l’altra sera, a Varese (a Varese!). Non so bene che cosa voglia dire in termini elettorali, so soltanto che siamo ad anni luce di distanza dalla campagna del 2006 e che siamo entrati in una fase politica nuova, di straordinaria intensità. Con il numero 17 sulle spalle posso anche permettermi di dire che vinciamo. Al bando la scaramanzia: ripartiamo dalla Villa Reale, spalanchiamo le finestre e guardiamo verso un orizzonte aperto e grande. Come i ciclisti in fuga, non voltiamoci indietro e non facciamoci spaventare troppo dalla distanza che secondo qualcuno ancora ci divide dal gruppetto di testa. Facciamo la nostra corsa. E ricordiamoci sempre quello che c’è scritto sugli specchietti retrovisori: «Objects in mirror are closer than they appear». Siamo più vicini, insomma, di quello che sembra. Yes, we can.

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