Tra le varie cose incredibili de La vera storia italiana, l’improponibile interpretazione überberlusconiana dell’Italia di Berlusconi, compaiono degli inquietanti paralleli filosofici. Da una parte Hobbes, dall’altra Locke. Su fondo nero Hegel, su fondo bianco Kant (incerto il risultato nel collegio di Königsberg-Tubinga). Gramsci a sinistra, Karl Otto Apel a destra (chissà poi perché). Ma la cosa davvero eccezionale è aver attribuito Carl Schmitt agli avversari, cooptando Benedetto Croce nella Casa delle libertà (lo immaginiamo, pensoso, tra Bondi e Cicchitto). Sarà per colpa della riforma Moratti, e comprendiamo le loro difficoltà, ma i redattori del rotocalco dovrebbero ripassare. Avranno tempo, dopo il 10 aprile. Per evitare di essere bocciati, oltre che in politica, anche in filosofia.

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